"VASSILISSA"

Lettura pubblica e ragionata

Quale è l'obiettivo che vogliamo raggiungere?

Parlare dell'intuito femminile attraverso un racconto che ha radici antiche che si perdono nella notte dei tempi. Fin nell'oltretomba dove nell'antichissima mappa psichica è stato infuso il potere dell'intuito.

La favola inizia con una frase paradossale: "C'era una volta, e una volta non c'era…"come ad avvertire chi ascolta che questa storia si svolge in un mondo tra i mondi dove nulla è come sembra. E finisce in modo repentino, come per risvegliare gli ascoltatori.

Vassilissa è la storia del passaggio da madre in figlia, cioè da una generazione all'altra, del potere femminile dell'intuito. L'intuito è un grande potere: si compone di capacità di vedere dentro, di ascoltare, di sentire e sapere veloci come fulmini. Bisogna riscoprire il potere dell'intuito, forse caduto in discredito e in disuso oggi. Attraverso 9 compiti che sono dati. Che non valgono solo per le donne!

Si passa attraverso la morte della madre. Deve lasciarci, obbligandoci ad assumere il compito di essere sole e sviluppare la nostra consapevolezza del pericolo della vita. Dobbiamo lasciarla morire. Se ciò non accade, se non lasciamo morire i valori e gli atteggiamenti della psiche che non sono più idonei succede che ci sentiamo troppo timide per procedere da sole e abbiamo paura di affrontare la vita. La nostra esistenza cadrà nell'ombra. La comodità e la sicurezza non sono vita, bisogna sempre staccare il cordone ombelicale. Imparare ad andare a caccia per il proprio sostentamento armate dell'intuito, che nella favola della Vassilissa è rappresentata da una bambola di pezza regalatagli dalla madre prima di morire.

La bambola è il tesoro simbolico della natura istintuale. A volte presenza terrificante che agisce sulle persone cambiandole spiritualmente. Superficialmente solo bambola, ma profondamente un pezzo di anima che è legata alla più grande anima di Colei che sa. La bambola rappresenta lo spirito interiore di noi donne (anche degli uomini? E ce ne sarebbe bisogno): la voce della ragione intima, della conoscenza e della consapevolezza intime. E' la protettrice che sta dentro, la saggezza, mai visibile e sempre disponibile. Non c'è maggiore benedizione che una madre possa dare alla figlia : il senso affidabile della veracità del proprio intuito. L'intuito sente le direzioni da prendere, preserva l'Io, comprende motivi e intenzioni sottostanti. In un processo uguale a quello della favola.

La madre ha offerto un dono enorme alla figlia, legando Vassilissa e la bambola l'una all'altra. Essere legati al proprio intuito promuove una grande fiducia in esso. Cambia l'atteggiamento da "che sarà, sarà" a "fammi un po' vedere tutto quel che c'è da vedere". L'intuito è quella capacità di vedere oltre, di captare pericoli, di sentire oltre le chiacchiere. E' la forza che ti fa agire con fiducia nel mondo esterno. Imparare ad ascoltare l'intuito e imparare a nutrirlo.

Vassilissa impara anche a nutrire l'intuito. Come? Ascoltandolo. A cosa serve avere le orecchie e non ascoltare? Diciamo spesso "se avessi dato retta al mio intuito" forse…Così infine capiamo che dobbiamo nutrire l'io intuitivo profondo dandogli ascolto e seguendo il suo consiglio. L'intuito è come un muscolo del corpo, se non si usa si atrofizza.

La relazione tra la bambola e Vassilissa sta a significare il forte legame che esiste tra la donna e il suo intuito. Che ti dice che strada prendere, dove andare, quali sono le migliori scelte.

Gli altri compiti che la favola ci introduce riguardano la conquista della propria sicurezza. Un cammino a volte spaventoso. Che ci induce a lasciare gli atteggiamenti che si sono ereditati e imparare a convivere con le nostre vere nature, a volte anche oscure. Lasciare andare i vecchi schemi e insegnamenti che non funzionano più. Scoprire che essere troppo buone, assertive, dolci, carine non rende la vita più lieve ma ci imprigiona, ci fa schiave. Allora lasciar morire l'ombra primitiva (gentile e assertiva) significa mettersi di fronte alla propria natura oscura, specialmente di fronte ai cattivi aspetti, quelli esclusivisti, e possederli. Imparare a conviverci per meglio gestire il nostro istinto e lasciare che nasca un nuovo intuito.

Per fare ciò dobbiamo attraversare luoghi bui, affrontare la paura, convivere con un essere mostruoso, assecondarne le richieste, vivere un po' della sua vita e lasciar morire pian piano la bambina fragile e troppo amabile. Se da una parte abbiamo la madre buona e gentile dall'altra abbiamo la vecchia strega spaventosa: sono i due volti dell'intima natura femminile. Ecco che ritorna lo strano incipit della favola: una madre buona e premurosa da lasciar morire e una strega selvaggia da accudire. Nel mezzo una gentile fanciulla che deve trovare, attraverso l'intuito ereditato ma non conquistato, la propria voce interiore. La voce che la guiderà nel mondo.

La strega selvaggia si chiama Baba Jaga: come tutte le streghe è estremamente controversa. Conosce il passato ed è orribile a vedersi, ma è piena di gioiosa forza vitale. Mette paura, vedere la sua faccia è come vedere la vagina dentata. E' minacciosa, ma estremamente giusta. Vassilissa sa conquistare il suo rispetto perché sa starle davanti senza timore, forte delle sue giuste azioni. Non esercita atteggiamenti simulatori, ma si presenta quale essa è, con sincerità. Vale a dire senza atteggiamenti "di eccessiva amabilità", propri di quelle donne che non sopportano l'idea di essere private di qualche privilegio. Vassilissa non è addomesticata a convenevoli atteggiamenti ma è sincera e risoluta, forte e sicura. Così si è conquistata il rispetto della vecchia strega selvaggia. Che altri non è che il lato cattivo della madre buona.

Ma la favola continua e la lettura della favola sarà accompagnata questa volta dalla danza di Carole Magnini, che interpreterà i momenti salienti del racconto.

Rita Correnti

TESTO DELLA FAVOLA

Venerdì 11 maggio 2007 alle ore 18,00, presso la Casina Ippocastano di Spoleto, verrà letta la favola della Vassilissa, tratta dal libro "Donne che corrono coi lupi" di C.Pinkola Estes.

Con il contributo del Comune di Spoleto - Assessorato Pari Opportunità

Proposto dall' Associazione Piazza Duomo e dall'Associazione Donne Contro la Guerra
In collaborazione del Centro Pari Opportunità dell'Umbria

A cura di Rita Correnti

Lettura : Francesca Cenciarelli

Coreografia e danza : Carole Magnini
Su musiche:
- Prélude à l'après-midi d'un Faune di Debussy
- Something about John Coltrane di Alice Coltrane
- Con toda palabra di Lhasa
- Been on a train di Laura Nyro

La Favola sarà poi spiegata e ragionata dalla Dottoressa Paola Babocci del Centro Pari Opportunità dell'Umbria.