BERNARDINO di CAMPELLODelle Historie di SpoletiTomo IIIĀ° estratto dal Libro XXV: [c.169r] .... Hor'havendo in quel mentre inviato per le circonvicine città, e castella ad esigere il fodro, ch'era, come altrove si è detto una contributione introdotta nella venuta de i re in Italia per l'intiero bisogno dell'annona militare, pretese Federigo principalmente esigerlo dalla città di Spoleti, e vi mandò con effetto gli esattori, come altrove, con ordini assoluti, e precisi, e con ripartimento di ottocento libre di argento, ridotta la contributione a denaro, e tassata per la città in quella somma 73. All'arrivo de gli esattori si suscitò fra i cittadini una sommossa sì vehemente, che ne restarono privi per la maggior parte di ogn'altro discorso, fuor che di quello, che potea soggerire una passione acciecata dall'interesse più senza dubbio della libertà, che dell'oro; Poiché, se per una parte era sempre stato appresso [c.169v] di loro odiosissimo il nome di fodro, come angaria di nuova introduttione, e di peso riputato gravissimo 74 eziandio da coloro, che l'esigevano, in quella stagione era reso del tutto intolerabile, non essendo altra cosa che più dirittamente andasse a percuoter la machine, et a ferire il vivo di quella libertà, che si pretendea stabilire. E benché l'ordine di tal contributione non arrivasse già inaspettato, non persuadendosi alcuno, che Federigo ne fosse per lasciar'esenti solamente gli Spoletini, nulla di meno, come avvien sempre ne publici dis'agi, prima di vederne l'esecutione imminente, ancor che tutti ne sentissero affanno, niun se ne risentiva. Convocata dunque in quel subito sconvolgimento la generale adunanza di tutti gli ordini per deliberar quel, che sopra il richiesto tributo dovesse eseguirsi, secondo la diversità de i sentimenti si divisero i consigli in diversi pareri. Alcuni, quantunque pochi, con molta moderatione, et avvertenza consigliarono, che si pagasse senz' [c.170r] altra replica l'intiera tassa. Non esser la città in stato da sperar miglior'esito alle ripugnanze, di quel, che haveano esperimentato i prima, et ultimamente i Romani, tralasciando i più tristi esempi di Asti, e di Dertona, e de gl'altri luoghi distrutti da Federigo in Lombardia. Non haver mai gli Spoletini hauto pensiero di sollevarsi alla libertà ribellando, ma bensì di andar debilitando il nerbo della dominatione come insensibilmente, prendendo tempo, schivando i cimenti, et in un certo modo addormentando i principi. Con queste arti essersi fabbricata quella libertà, che dava luogo a simili consulte, con le medesime doversi promovere, et aspettar dalle contrarie una presta ruina; vedendosi anco nella natura crescere i viventi con alimento conforme all'origine, con l'opposto disfarsi; considerando, che si lasciasse in fine andar Federigo contento con poco senza porlo in sospetto, et in necessità di estorcere il resto. Altri con maggior impeto, e numero per [c.170v] suadevano dirittamente il contrario. Haver sempre la città di Spoleti tolerato il giogo de i re non men contro ragione, che contro voglia. Per iscuoterlo essersi i lor maggiori dati alla Chiesa, e non erano ancora entrati stranieri a signoreggiarli, essendo il fatto stato ratificato da Carlo Magno, da Lodovico Pio, e da altri imperadori con ben note concessioni, haver nondimeno prevaluto un tempo la forza. Ma poiché da molti anni, o la sagacità de i cittadini havea fatto gran luogo alla giustitia con la forma di quello stato, che di presente si godeva, non esser ragion di lasciar soggiogarsi di nuovo senz'altra necessità. Essere Spoleti donata a S. Pietro 75, e dover più tosto non voler'esser, che tornare ad esser d'altrui. Vivesse la Chiesa, Vivesse la sua libertà; Essersi travagliato molti anni per rendersi liberi dalla regia soggettione, e cader hora in mente ad alcuno il ricever con pace il più duro effetto, di quella, che sono i tributi? Non bene accoppiarsi [c.171r] pretentioni di libertà con animi sì prontati al servitio; e vanamente pregiarsi di libero un popolo tributario. Non haver Federigo né ragion di pretendere il fodro da gli Spoletini, né gran forza da esigerlo; Non ragione, perché se il fodro fosse contributione antica, in vigore delle donationi di Carlo Magno 76 apparterrebbe alla Chiesa, se nuova, a nessuno, sì come estorta per forza, e non imposta con participatione, e consenso de sudditi; Non forza, perché sapeasi, che havea poche genti con molte diversioni, impegnato contro i Romani. e niente più sciolto da Milanesi. Doversi pertanto licentiar gli esattori, e negando generosamente il chiesto tributo, gittare il dado per un perpetuo stabilimento di libertà con breve fatica di un'animosa risistenza; che in quanto alla nota della ribellione, era in quell'hora il timor troppo tardo, perché in sì fatte materie chi si pone a deliberare ha già ribellato. Fra la contrarietà di questi consigli perplessa la moltitudine si apprese ad un [c.171v] temperamento di mezo, che suol'esser sempre la peggior risolutione; Perciò che, mentre distratta dalle ragioni, che per questa parte, e per quella si proponeano, non sapeva inchinar più all'una, che all'altra, volendo adherire ad entrambe, non sodisfece ad alcuna, e non ricusando del tutto, né del tutto piegandosi, né dimostrò vigore, né provide al pericolo. Fu la deliberatione, che si pagasse, ma non già intieramente nella somma prescritta per dimostrar, che non si pagava come tributo imposto, ma come donativo spontaneo; e che il pagamento non si facesse con altra moneta, che non quella, che battea la città. Haveano in quel tempo anco altre città d'Italia tra que' spiriti di libertà, ond'erano comunemente agitate, hauto insieme pretention di fabbricar moneta; et i Lucchesi ne haveano procurato privilegio fin dal tempo del primo Othone 77, et ultimamente non più di quindeci anni prima de i Genovesi, e Piacentini ne haveano ottenuta facoltà da Corrado 78, come anche [c.172r] è certo, che i Perugini continuavano a batterne, qualunque autorità se ne havessero, molti secoli appresso 79. Ma la città di Spoleti pretendendo potere in ciò usar la ragion de suoi Principi, havea senz'altro riguardo fra l'altre licenze presa ancor questa 80, e ne battea di più sorti, che haveano in una faccia l'impronta della Croce, insegna del popolo, e nell'altra l'effigie di s. Giovanni Arcivescovo con mitra, e manto pontificale, e co'l pallio, con l'iscrittion del suo nome all'intorno in lettere longobarde di questa forma s. Ioannes Archiepiscopus, e dalla banda della Croce Spoletanus. Et erano corse così di fatto fino a quell'hora, sì come, per quanto può raccogliersi dal ritrovarsene di stampa più antica, e più moderna, e dall'essersene non son molti anni trovata conserva in gran numero in parte della città che non vi era al tempo di Federigo, non cessarono di correr anche da poi. Si ordinò dunque il pagamento in questa moneta con fondamento, che, ricevendosi, ne sa [c.172v] rebbe risultata approvatione, e rifiutandosi, pretesto di prender l'armi: benché per esser sempre gli eserciti bisognosi, era molto simile al vero, che non fosse per mirarsi alla qualità del danaro purché in alcuna maniera si conseguisse. Note 73 Oth. fris. [Ottone di Frisinga, Strasbourg 1515] ove sopra 74 Cosi lo chiama Oth. fris. [Ottone di Frisinga, Strasbourg 1515] lib. II cap. 22 75 Cosi per professarsi la Città di Spoleti suddita della chiesa havea provocata l'indignatione di Federigo, scrivono Giovanni Villani [v. B.] lib. V cap. 1; Giac. Fil. Bergomense [v. B.] in supplim. Chron. lib. XII anno 1153 e Leandro Alberti [v. B.] in Ducato Spoletino 76 In esse disponeasi che dovesse appartenere alla chiesa quicquid in Palatium Regum Longobardorum a Ducatu Spoletino annuatim inferri solebat; come si è detto a suo luogo 77 Giovanni Villani [v. B.] lib. IV cap. 1 78 Sigonio [Frankfurt am Main 1591] lib. XI sotto l'anno 1140 79 Il Comun di Perugia batteva moneta di suo conto fino nell'anno 1335. come in una chronaca manoscritta di quella Città fra i monumenti del cardinale Bernardino Spada 80 Si trovano tuttavia le Monete che stampava Spoleti in quel tempo, e ne habbiamo alcune ancor noi.
estratto dal Libro XXVI: ... Domati i Milanesi, e con la soggiogatione di così grande, e poderosa città posta in sicuro l'obedienza delle altre, passò Federigo a celebrar con molto fasto il solito convento a Roncaglia; Et in esso con l'ordinaria facilità [c.191v] correndo i popoli al giogo, et aggravandosi da se medesimi i ceppi con adulationi, et applausi, publicò molte leggi, nelle quali dichiarandosi voler ridur gl'Italiani a quello stato, in cui si ritrovavano al tempo del primo Othone, rivocò ai medesimi quanto pretendeano di havere acquistato contro la regia autorità nelle connivenze di Corrado, e Lothario, ritogliendo principalmente alle città, et a qualunque altro, e riunendo alla corona tutte quelle ragioni, che, solendo esser proprie de i re, furono da i giuristi di quel tempo, che assistevano a Federigo, chiamate Regalie 16, fra le quali furono ritolte nominatamente le gabelle de porti, o vettigali, e la ragion di batter moneta, che sì come dalla città di Spoleti, così anche era stata usurpata da molte altre, et in particolare da quella di Milano, che nelle dette conditioni ne restò priva 17. Furono queste leggi accettate generalmente da tutti i popoli, e signori di quel convento con espresso rifiuto a favor dell'imperio delle sudette ragioni Regali. Ma, se nelle nostre parti seguisse l' [c.192r] istesso non è certo; quel, che penso poterne affermare si è, che le leggi, se pur vi furono riceute, non vi presero vigore, né vi hebbono osservanza, se non per forza ne' loro primi rigori, essendo cosa fuor d'ogni dubbio, come i seguenti successi manifesteranno, che dentro non molto tempo si videro i nostri popoli più licentiosi, e disciolti che mai; E quanto alle Regalie, la moneta fu battuta da Spoletini, e da Perugini dopo il detto divieto; et altre ragioni furono ritenute così tenacemente, che non è quasi alcun picciolo castello, che fino a questo tempo non ne conservi almeno quella de i vettigali, e molti luoghi ne ritengono anco altre 18 Note 16 Fra queste erano le gabelle e la ragion di fabbricar monete, come dichiara lo stesso Federigo nel Titolo quae sint Regaliae in usibus feudalis dove si esprimono anco l'altre 17 Delle Regalie, et in particolare della ragion di batter le monete essere state private da Federigo le Città d'Italia, che per necessario antecedente è forza l'havessero usurpate, lo scrive Otton. Morena Chron. Lodi [Morena, O.n.I.] sotto quest'anno e Radevico [v. B.] lib. II Gest. Frid. cap. 13 et 14 18 Come sono i proventi dell'Acque, e la ragion de i Molini prohibitione quo ad caeteror, che sono fra le Regalie, come nel detto titolo quae sint Regalia |