SEMPER EADEM
Il Barone Manlio del Gaudio di Jueli è nato a Trieste il 1°giugno del 1928 e vive nella suggestiva dimora in Piazza del Duomo, dilettandosi nei suoi studi storico -letterari che lo portano a frequentare convegni divulgativi di alto profilo.

E' laureato in Lettere, Cavaliere di Grazia e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta, Cavaliere di Gran Croce di Grazia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio della Reale Casa di Borbone Due Sicilie e di quello del Santo Sepolcro di Gerusalemme nonché Sublime Principe del Real Segreto. Socio dell'Accademia cosentina, di quella spoletina e del Circolo "Bernardino Telesio" di Roma.

Di madre spoletina e di antica famiglia calabrese - con la velata ascendenza dai Signori di Calvi e Rocca Mondragone (CE) con Guglielmo II re di Sicilia - che nella "universitas civium" di Mendicino, in provincia di Cosenza, ha svolto per secoli un ruolo primario non trascurando forme di solidarietà verso i meno abbienti fondando, nei primi anni del'600, un Monte di beneficenza per vestire le ragazze povere e un altro per costituirne la dote matrimoniale, istituzioni durate fino al 1861. I suoi membri hanno avuto un ruolo di rilievo nella Chiesa, nelle Lettere, nelle Armi e nel Foro. Come Sebastiano, Priore dell'Ordine di San Giovanno di Dio, che ha fondato l'ospedale di Santa Maria della Sanità a Cosenza e nel 1593 ha scritto la tragedia "Le tenebre" in onore di Santa Lucia. Più tardi, Pietro Antonio laureatosi a Napoli in "utroque jure" nel 1792, ha fatto parte nel 1796 dei moti giacobini e nel '99 della Repubblica Napoletana, andando in esilio, con il sequestro dei beni, a Marsiglia e a Parigi, per rientrare in Patria nel 1806. E ancora, Francesco Saverio, accademico dei "Costanti", dei "Pescatori Cratilidi", autore de "La scoperta del pescatore Egisto" relativa a due "aritmetici teoremi". Avvocato dei poveri in Cosenza, nel 1811 difende d'ufficio un reo di Stato battendosi per il pieno adempimento delle leggi tutelatrici della libera difesa e perché fosse rispettata l'amnistia già concessa e che non si voleva applicare al suo difeso su pressione dell'Intendente (funzionario francese) pur nella consapevolezza delle molestie che avrebbe subito ma "sostenute nobilmente dal perseguito con dignità non comune".


Manlio ha ricoperto diversi incarichi nell'Arma dei Carabinieri per quasi 40 anni: a Roma, in Piemonte, in Toscana, in Sicilia, presso il Comando Forze Alleate Sud Europa di Napoli e ha trascorso diversi anni a Padova, in due riprese, dove si è distinto anche nella lotta contro il terrorismo nei cosidetti "anni di piombo". Ha comandato per alcuni anni i "Reparti Carabinieri Antidroga", la cui attività ha fatto fregiare la Bandiera dell'Arma della medaglia d'oro al merito della sanità pubblica dal Presidente della Repubblica con decreto del 23.11.1978 su proposta del ministro Tina Anselmi. Due anni dopo il Comandante è stato insignito della stessa decorazione dal Ministro Altissimo .




Attualmente si dedica all'attività di ricerca storica particolarmente sui temi meridionali, fra il '700 e l'800, che lo hanno sempre appassoniato.
In occasione del duecentesimo anniversario della Repubblica Napoletana, che ama definire "un evento dell'anima", ha partecipato alle commerazioni tenute in varie sedi con interventi sia di ordine generale sul suo retroterra politico-culturale con i riformatori, sia su temi particolari come quello relativo alla figura storica di Francesco Saverio Salfi (1759-1832) riformatore, giacobino, con l'idea di Europa e sul ruolo avuto dalla nobiltà fra le riforme e la rivoluzione del 1799. Anche nel ricordo degli appartenenti alla sua famiglia che oltre al giacobino Pietro Antonio ha avuto, Giuseppe, Luigi, Ferdinando e Filippo in difesa del Trono e dell'Altare, con il dispendio di oltre 15.000 ducati.
Partecipa a conferenze su vari temi storici ed è ed autore di alcuni articoli e pubblicazioni.




Quella relativa alle "Curiosità storiche di Calabria Citeriore (1806-1860)" contiene due saggi. Nel primo sul ceto dei possidenti nel Decennio francese (1806 - 1815) ha posto in evidenza che tale periodo ha costituito una occasione mancata per l'acquisizione di una nuova coscienza imprenditoriale da parte dei maggiori proprietari, fra questi Domenico e Francesco Saverio del Gaudio, che, invece "vaghi di quiete" non riuscirono, per paura della "tempesta contadina" a dare vita a una élite che avesse consapevolezza di essere la nuova classe dirigente.
Quindi immobilismo, come conseguenza di una coscienza civile tenue, senza radici nello sviluppo del libero Comune e una identità nazionale troppo recente e per tanto tempo limitata dalla soggezione alla Corte di Roma, cosicché anche più tardi, con l'Unità ma senza l'unione, non saprà esprimere niente di più che "degli onesti" ma "agitatori della bandiera del nulla", secondo l'amara definizione di Giustino Fortunato.
Nel secondo saggio sulle Guardie d'Onore, costituite "da ben nati soggetti" e di cui Paolo, figlio dell'avvocato Francesco Saverio, è stato comandante per la Calabria Citeriore, volute da Ferdinando II nel 1833 con funzioni di Guardie del Corpo quando i Sovrani e i membri della famiglia reale, lasciavano la capitale per recarsi nelle provincie. Nella conclusione ha voluto ricordare il giudizio di Nello Rosselli su Carlo Pisacane "italiano" e sul fratello Filippo accanito ufficiale borbonico:"Se uno contribuì direttamente alla formazione unitaria del nostro Paese, l'altro - e con lui gli innumerevoli dimenticati e vilipesi che fino all'ultimo con personale sacrificio sostennero un regime ritenuto legittimo- lasciò un esempio sempre valido di coerenza ideale, di dirittura, di serietà, di fedeltà a un principio e nella sua fortuna e nella sua definitiva disgrazia."


Con un altro saggio dal titolo "Spigolature da una alleanza familiare in Calabria alla fine del 18° secolo" coglie l'occasione del matrimonio di Maria Gaetana del Gaudio per farne motivo di "divertissement", quando lo spirito del secolo avava già avviato la ridefinizione del mondo nobiliare giunto ormai nell'ultima delle sue tre età, quella della vanità dopo che si erano esaurite quelle della superiorità e dei privilegi, secondo lo scenario focalizzato da Chateaubriand.




Ha pubblicato, per la prima volta in italiano, il saggio di Francesco Saverio Salfi, umanista cosentino patriota e massone, "L'Italia nel secolo diciannovesimo o della necessità di accordare in Italia il potere con la libertà" edito nel 1821 a Parigi, nel quale l'Autore anticipava il federalismo di Gioberti e l'idea di Europa, concludendo,"Ma forse le mie idee sono un po' precoci, avendo riguardo alle circostanze, che ne rendono cotanto difficile e lontana, la realizzazione. Contentiamoci della di loro semplice indicazione, lasciando al tempo a giustificare i miei presentimenti."
Ha curato una nuova pubblicazione dei saggi del Salfi ( e di altri ignoti autori) apparsi nel 1788 "Allocuzione del Cardinale N.N. al Papa" e la "Risposta del Papa al Cardinale N.N." in occasione dell'abolizione da parte del Governo napoletano dell'invio della "Chinea" iniziato da Carlo d'Angiò, in segno di vassallaggio alla Corte di Roma del Regno di Napoli. Il Curatore conclude la sua introduzione ricordando che il tema presenta ancor oggi elementi di attualità in virtù del lungo medioevo della mentalità che è sempre alla ricerca, anche se in forme meno grezze e brutali rispetto al passato, del consenso-repressione, del diritto come tecnica del potere, tentando così di "porre in sonno la ragione".

























Ha curato una raccolta, di recente pubblicazione, delle pagine più significative del "Saggio di fenomeni antropologici relativi al tremuoto" del 1783 che ha devastato la Calabria Ulteriore, sempre di Francesco Saverio Salfi e pubblicato nel 1787, dove l'Autore pone in evidenza che "l'uomo agitato dal tremuoto sarà il solo oggetto delle nostre riflessioni" in quanto lo hanno colpito più "le morali rivoluzioni del popolo che le violenze del sisma".
Libertà e ragione sono stati i temi cari al Salfi, diffusore dei principi di interpretazione della realtà, animato dalla consapevolezza che "l'uscita dell'uomo da uno stato di minorità è da imputare a lui stesso" secondo la significativa definizione dell'Illuminismo data da Kant.


L'ultima pubblicazione si intitola "La Patria degli Italiani", un pensiero come presa di coscienza per cercare di capire le cause dei problemi che caratterizzano il nostro momento storico e che costituisce motivo di intrattenimento in vari ambienti e sedi culturali.



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Manlio del Gaudio di Jueli
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