Il primo valore della cultura

 

La cultura ha un valore difficilmente quantificabile. Il primo "valore della cultura" è riconoscibile nel capitale sociale che si accumula lungo un cammino storico e matura una propria identità. La valorizzazione e la promozione di questa identità, prodotta nel tempo, serve per non disperdere il proprio capitale sociale nel più ampio processo di globalizzazione, di cui siamo oggi protagonisti. Valorizzare la propria storia per accrescere la propria autostima, produrre atteggiamenti positivi che ci mettano a confronto con altre storie, magari attraverso la creazione di una rete che condivida le stesse finalità.
Finalità concentrate sulla promozione sociale dello sviluppo e della valorizzazione "consapevole, strategica e sistematica" di quel patrimonio artistico e culturale che ha permesso alla nostra società locale di esistere e di essere importante nei secoli, regalandoci una posizione preminente nei confronti di tante altre società meno fortunate. Tutti i beni culturali, dal museo al palazzo storico, dalla musica al teatro, dal libro agli archivi storici, hanno una posizione centrale nello sviluppo della società, sono stati e continuano a essere strumenti critici dello sviluppo economico. Perchè? Attraverso la cultura è possibile realizzare un processo di aggregazione sociale e di crescita economica. Sempre attraverso di essa le nostre individualità si integrano, si preservano e organizzano al meglio il proprio ambiente sociale.
Che cosa si intende per cultura? Per noi dell'Associazione Piazza Duomo la cultura non è necessariamente conoscenza nel senso di accumulazione tassonomica di informazioni, nè manieristico esercizio delle arti, nè mera contemplazione del bello. La cultura è principalmente un bene fruibile e accumulabile in modo particolare. Cultura è messaggio, scambio di idee e di visioni, rispetto per le differenze, Etica e Politica, memoria storica e indagine critica, atteggiamento scientifico e creatività.
Vivere la cultura per sorprendere ed essere sorpresi. Accumulando questa capacità, dove il consumare cultura produce a sua volta altra cultura. Pensandoci attentamente, ci troviamo di fronte a un caso straordinario di consumo. Mentre in altri settori il consumo distrugge il bene consumato, nell'ambito della cultura si instaura un circolo virtuoso che porta all'accumulazione piuttosto che alla distruzione del bene, in un sentiero di sviluppo che si autosostiene. Questo circolo virtuoso ha prodotto delle comunità che, in virtù del loro passato, sono così ricche di capitale sociale e di beni relazionali da produrre continuamente delle esternalità positive come la fiducia, la libertà, il senso di indentità individuale e collettiva, la capacità di progredire e di essere felici senza farsi travolgere dall'egoismo e dall'anomia. Anche se la cultura non è un bene volontario! Essa si riproduce in modo spontaneo in virtù dell'accumulazione, fiorisce in condizioni propizie di valorizzazione e incentivazione. Essa è un'opera corale che nasce e cresce come frutto indiretto dell'esercizio di altre virtù umane e civili, in una condizione di libertà essenziale.
L'Italia in questo un vero e proprio giacimento culturale e dovrebbe porre l'accento su tutte le ricchezze che la compongono. Ma come può la cultura diventare il motore dell'attività economica? L'incremento di produttività che gli effetti esterni della cultura sono capaci di condurre è sicuramente maggiore di quanto riusciamo a immaginare. La conclusione è scontata: bisogna puntare sulla cultura per migliorare lo sviluppo economico, investendoci tempo e soldi, al fine di essere tutti socialmente più soddisfatti e consapevoli della nostra condizione.

2002 - © - Rita Correnti